I consigli della Nutrizionista Alessandra Romano
La Dieta Mediterranea

Sempre più spesso, ma erroneamente, la parola dieta viene utilizzata come sinonimo di restrizione calorica, invece del suo vero significato, dal greco diaita, stile di vita.
Come nutrizionista sottolineo l’importanza di modificare il nostro modus vivendi, piuttosto che sottostare al circolo vizioso di periodi di abbuffate incontrollate, seguiti da metodi di dimagrimento alla moda, che si dimostrano deleteri sia per la salute, che per la psiche. In una società in cui la tecnologia e l’innovazione fanno passi da gigante giorno dopo giorno, la corretta alimentazione va controtendenza: quello che dovremmo fare è rifarci alle nostre origini culturali, di quel Sud Italia dei primissimi anni ’50, non ancora contaminato da abitudini alimentari continentali, perché il modello a cui fare riferimento è quello della Dieta Mediterranea. Non è un caso che nel novembre 2010, la Dieta Mediterranea sia stata riconosciuta dall'UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità perché, come si legge nella relazione esposta a Nairobi in Kenya “è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l'interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende". Un modello eccellente dal punto di vista nutrizionale, tanto da diventare materia di studio circa cinquant'anni fa di Ancel Keys, biologo e nutrizionista americano, che per primo parlò di “Dieta Mediterranea”(The Mediterranean Way), scoprendo come un’alimentazione mediterranea aumentasse la speranza di vita e diminuisse i problemi cardiaci. Tutto questo perché prevede innanzitutto un apporto calorico bilanciato tra i nutrienti principali: carboidrati, proteine e grassi. Pane, pasta, cereali e legumi (preferendo cibi integrali e con farine prodotte dai nostri grani antichi) devono apportare il 55-60% dell’energia giornaliera, mentre le fonti proteiche (le carni magre, prevalentemente bianche e le uova, in origine dovute all’allevamento domestico, o il pescato dal Mare Nostrum, quindi il pesce azzurro, insieme ai formaggi freschi) forniscono il 15% della quota energetica giornaliera. Il restante 25-30% è dato infine dai grassi, in primis l’olio extra vergine di oliva, protagonista indiscusso della dieta mediterranea e dalla frutta oleosa secca (noci, nocciole, mandorle). A questo si affianca una riduzione dell’uso del sale, preferendo erbe aromatiche e spezie autoctone per insaporire i cibi (timo, rosmarino, origano, basilico), l’assunzione di fibra grazie alle canoniche 4-5 porzioni di frutta e verdura rigorosamente stagionali e al consumo di erbe spontanee. Veto sui dolci, concessi solo nei giorni di festa e il vino (specie rosso), come unica fonte di alcol consentita. Ma la Dieta Mediterranea non ha solo una valenza nutrizionale, sociale e culturale, garantisce anche l'equilibrio tra la natura e l'uomo, grazie all'impiego di risorse naturali e di emissioni di gas serra poco intensive (perché basata prevalentemente su alimenti vegetali), al rispetto della stagionalità dei prodotti, del territorio e della biodiversità (attraverso semine diverse, alla rotazione delle colture, all’esaltazione delle produzioni km 0) , alla riscoperta delle tradizioni enogastronomiche locali e di una cucina povera tipica della cultura contadina e alla lotta allo spreco alimentare. La Dieta Mediterranea è, in poche parole, uno dei modelli alimentari più sostenibili sia per l'ambiente che per la salute.